Di Benedetta Calvelli, Quito (Ecuador) - È dicembre, quasi cinque mesi dopo l’inizio della nostra esperienza di Servizio Civile Universale in questa gigantesca città latinoamericana che si trova proprio ai piedi delle Ande, con un paesaggio circondato da maestosi vulcani e montagne, di quelli che ti fanno orientare e sognare con il sorgere e il tramontare del sole e ti suggeriscono la ricchezza naturale di questo paese. È quando ti allontani dal traffico e dall’inquinamento della capitale che ti connetti con la natura impressionante, evocativa e viva, anima del paese dalle quattro regioni: Sierra, Costa, Amazonía (Oriente) e Galápagos. Capita sempre di pensare che Quito non sia una città adatta a questo territorio. I suoi grattacieli fanno da contrasto alle montagne intorno, rafforzando la contrapposizione tra modernità e ambiente naturale.
Dicembre è il mese delle feste a Quito. La città si anima grazie ad esse, con chivas, canelazo (bevanda tipica dell’Ecuador), merengue e pasillo da tutte le parti e ghirlande rosse e blu che si alternano con luci natalizie intermittenti, sebbene tutti noi abbiamo perso la concezione delle stagioni in questa città situata sulla linea dell’equatore.
È un periodo dell’anno nel quale, nonostante il problema della sicurezza, si respira entusiasmo e bagliori di ottimismo. L’inaugurazione della metro inorgoglisce gli abitanti della città. Pranzare al centro in 10 minuti per poi ritornare a lavorare in zona Carolina è qualcosa di emozionante e nuovo per gli abitanti.
L’11 del mese di dicembre si celebra anche la Giornata Internazionale delle Montagne. Per la sua ubicazione geografica e con quasi la metà di tutte le sue aree urbane che si trovano sulle Ande, l’Ecuador è un paese profondamente legato alle sue montagne, che forniscono cibo, acqua e sono depositarie di un’immensa agrobiodiversità. Dall’acqua, risorsa preziosa e non illimitata, e dal suolo dipende la sopravvivenza dei sistemi agricoli ecuadoregni e del nostro pianeta. Ciononostante, le montagne dell’Ecuador stanno comunque affrontando gli effetti del cambiamento climatico e dello sviluppo non sostenibile, aumentando i rischi per l’umanità intera.
Inoltre, durante questi mesi in FAO, ho avuto l’opportunità di prendere coscienza della situazione alimentare nel paese. La pandemia ha provocato un aumento della fame e della malnutrizione cronica infantile nella regione. Secondo il nuovo rapporto delle Nazioni Unite dal titolo ‘Panorama regional de la seguridad alimentaria y la nutrición 2023’ il 6,5% della popolazione dell’America Latina e dei Caraibi soffre la fame, mentre i livelli di sovrappeso e di obesità nella regione sono superiore alla media mondiale. In Ecuador circa il 20% della popolazione non ha avuto accesso a una dieta salutare nel 2021 (FAO, 2023). Personalmente penso che questi siano dati estremamente allarmanti e che portano a una profonda riflessione: la ricchezza e la fertilità delle terre ecuadoregne, la varietà dei suoi frutti, il suo clima, la sua ubicazione geografica privilegiata potrebbero garantire la sovranità e la sicurezza alimentare per tutti, però evidentemente così non è per una serie di profonde ragioni relative per esempio a una scarsa educazione alimentare, all’alto costo di una dieta salutare e alla posizione dell’Ecuador nella catena mondiale dei fornitori di alimenti.
Per concludere, voglio però ricordare come mi senta parte di un gruppo, quello di FAO, e parte di una ‘famiglia’, gli altri civilisti, che guardano all’orizzonte con curiosità e grande sensibilità e condividono gli stessi valori. La gratitudine che ho per aver avuto la possibilità di fare questa esperienza unica è immensa.