Quando sette mesi fa sono arrivata a Tena, alle porte della foresta amazzonica in Ecuador, come Corpo Civile di Pace impegnata nel progetto di “Sostegno alle Popolazioni Indigene dell’Ecuador e Prevenzione dei Conflitti Ambientali” con ENGIM Internazionale, mi sono resa conto fin da subito dell’importanza che l’agricoltura riveste in queste zone, in particolare la produzione di cacao.
Il cacao, infatti, rappresenta la voce agricola più importante della Provincia del Napo tra quelle destinate alla commercializzazione. Esistono all’incirca 10.000 ettari di cacao (la maggior parte appartiene alla varietà Nacional) e sono 6.000 le aziende agricole, principalmente a conduzione familiare, che lo producono; di questi piccoli prodotti il 75% sono famiglie appartenenti alla etnia indigena kichwa.
Le principali associazioni produttrici della zona sono quattro (Kallari, Wiñak, Tsatsayaku e Amanecer Campesino) che, insieme ad altri 12 commercianti, si occupano della commercializzazione del cacao prodotto dalla maggior parte dei produttori della provincia. Nel 2016 la produzione di cacao nella Provincia del Napo é stata pari a 60.000 quintali stimati.
Grazie alla collaborazione di ENGIM Internazionale con l’Instituto Nacional de Investigación Agropecuario (INIAP) ci si é resi conto, grazie ai suoi studi e alla sua esperienza sul territorio, che sono molte le debolezze che affliggono la catena di produzione e di commercializzazione del cacao nella Provincia del Napo e che non permettono alle famiglie produttrici di cacao di trarne maggior profitto.
La produzione del valore aggregato e l’accesso diretto al mercato rientrano sicuramente tra questi punti deboli: meno del 5% della produzione é trasformata in prodotti finiti e solo 2.500 produttori (su 6.000 totali) sono organizzati e commercializzano in forma associativa.
I servizi di sostegno a questi piccoli produttori sono deboli: molte comunità indigene sono lontane dalle città, isolate, e questo le lascia prive di assistenza tecnica; c’é poca coordinazione istituzionale nell’erogazione dei servizi; sono praticamente inesistenti i servizi di gestione organizzativa - imprenditoriale, di promozione e di accesso al mercato -; un altro servizio critico é rappresentato dalla mancanza di credito per investire nella commercializzazione.
La produzione delle piantagioni di cacao é bassa (meno di 5 quintali per ettaro) a causa delle malattie che causano più del 50% della perdita del raccolto e a causa di piantagioni ormai vecchie e poco produttive.
In più, la poca efficienza delle pratiche e tecniche di gestione ed elaborazione del cacao che avvengono successivamente alla raccolta generano perdita di qualità e penalizzazioni nel mercato. Ad esempio, solo i produttori che fanno parte delle quattro principali associazioni di cacao sono in grado di far fermentare e seccare in maniera corretta il cacao; molte volte nelle fasi successivi alla raccolta vengono mescolate le varietà di cacao prodotte (Nacional, CCN51, Super Árbol) creando problemi al momento della vendita; gli attori, tanto i produttori come gli intermediari, non conoscono le regole del mercato internazionale, come le norme sulla qualità, sul livello dei residui di pesticidi o sui metalli pesanti causando l’esclusione del prodotto da questi mercati.
C’é quindi molto da fare per poter ottimizzare il funzionamento della catena di produzione e commercializzazione del cacao. Ma é una sfida che vale la pena affrontare perché oltre a queste debolezze esistono anche molti punti forza e un grande potenziale per queste famiglie e per il loro territorio per cui vale la pena lottare.
Nella Provincia del Napo la produzione di cacao è, infatti, associata alla tutela delle aree di conservazione, a pratiche ancestrali appartenenti alla cultura kichwa, a un metodo di produzione amichevole con l’ambiente (sistema agroforestale o sistema chakra), all’offerta di servizi ecosistemici (protezione dell’acqua, biodiversità, mitigazione al cambiamento climatico, conservazione dei boschi), alla certificazione organica e alla produzione di quattro varietà di cacao (mentre nel resto del Paese sono solamente due). Tutto questo fa si che il cacao di queste zone sia ricercato, tanto che la domanda supera l’offerta!
Al fine di poter superare queste fragilità e di poter dar luce a queste qualità si é deciso di organizzare, insieme a INIAP e con la collaborazione della Cooperazione Tedesca (GIZ), una Scuola di Campo sulla Catena del Cacao approfittando delle organizzazioni esperte e a produttori locali con esperienza presenti sul territorio. Questa metodologia pedagogica, proposta dalla FAO agli inizi degli anni ’90, si articola intorno ad un gruppo di produttori di una stessa comunità che, con l’aiuto di un facilitatore, diagnosticano in maniera partecipativa una serie di priorità di formazione e trasferimento di tecnologica che avviene mediante un processo caratterizzato dalla metodologia “apprendere facendo e insegnando”.
La sfida era grande perché, affinché questa idea funzionasse, dovevano partecipare tutte le organizzazioni della zona coinvolte in questo settore agricolo ma ci siamo riusciti. Grazie alla credibilità professionale e alla alleanze con gli enti locali che il progetto Casa Bonuchelli ha costruito in questi anni di lavoro nel sociale; alla collaborazione con INIAP nella gestione dell’area verde del progetto (sistema agroforestale e vivaio) a fini investigativi e di produzione di piante per la riforestazione; e al lavoro di noi Corpi Civili di Pace che siamo riusciti a rinforzare il ruolo di ENGIM nel territorio dal punto di vista ambientale attraverso l’educazione ambientale rivolta a numerose scuole locali (attraverso la formazione di formatori rivolta ai professori o direttamente agli alunni), instaurando collaborazioni con le comunità indigene nei temi di piante medicinali, giardini botanici e gastronomia amazzonica.
Alle tre riunioni che abbiamo convocato durante il mese di dicembre e gennaio per poter presentare il progetto delle “Scuole di Campo” hanno partecipato tredici organizzazioni locali e internazionali, che giocano un ruolo fondamentale in questo campo nel territorio: le quattro associazioni produttrici, il Ministerio de Agricoltura y Ganaderia, il Ministerio del Ambiente, il Gobierno Autonomo Descentralizado de la Provincia de Napo, la FAO, il CEFA, Maquita Comercio Justo, il FECD (Fondo Ecuatoriano de Cooperación y Desarrollo), l’Universidad Regional Amazonica IKIAM e l’Universidad Estatal Amazonica (UEA). Insieme a loro abbiamo migliorato la proposta della Scuola di Campo al fine di poter rispondere al meglio alle necessità del territorio.
L’idea iniziale era di rivolgere la Scuola di Campo direttamente agli agricoltori, come prevede tradizionalmente questa metodologia, ma durante queste riunioni si é valutato che fosse meglio dirigere la Scuola di Campo ai tecnici e ai promotori forestali che operano quotidianamente nel territorio della provincia con gli agricoltori, invece che direttamente a questi ultimi, ottenendo così una omogeneità di informazione tecnica nella zona e un maggior numero di beneficiari indiretti. I tecnici, infatti, saranno poi incaricati di replicare i contenuti appresi nel corso alle comunità produttrici che gli saranno assegnate.
Gli obiettivi di questa Scuola di Campo nella Catena di Cacao per Tecnici ha due obiettivi. Il primo di rinforzare le capacità dei tecnici e promotori che prestano servizio di assistenza tecnica alle organizzazioni di produttori affinché possano promuovere cambi rilevanti che incrementino la capacità competitiva della catena di valore del cacao nella Provincia del Napo; secondo di migliorare le condizioni di produzione delle piantagioni di cacao, la qualità del prodotto, il livello organizzativo e l’accesso al mercato per le famiglie.
Il primo giorno di marzo è, ufficialmente, iniziata la Scuola di Campo che ha visto la partecipazione di trenta tecnici e promotori appartenenti alle varie associazioni e organizzazioni coinvolte. La formazione prevede 5 moduli, suddivisi in parti teoriche e pratiche, che si concluderanno alla fine di novembre, in modo di poter seguire tutte le fasi di produzione e commercializzazione del cacao. Grazie alla formazione di questi tecnici si prevede che, nel corso del 2018, 600 famiglie e le quattro associazioni produttrice di cacao applicheranno le corrette pratiche di produzione, post raccolto, commercializzazione e gestione associativa; si realizzeranno 25 parcelle dimostrative, 3 viveri e saranno rinforzati 4 centri di raccolta e si realizzeranno due imprese di prestazione di servizi vincolati alla catena del cacao formate e gestite da giovani locali formati. Per il raccolto del 2019, invece, ci aspettiamo di vedere gli impatti della formazione e per il trasferimento di tecnologia di quest’anno, con un aumento della produttività delle piantagioni di cacao da 4 a 10 quintali per ettaro e la duplicazione delle esportazioni. La meta finale é poter raggiungere il 100% delle famiglie della zona nei prossimi quattro anni.
Può sembrare un sogno ma così non é. Grazie alla collaborazione delle istituzioni, all’incontro delle conoscenze scientifiche dei tecnici con le conoscenze ancestrali dei contadini, all’unione della esperienza vissuta dai tecnici e dai produttori nella ricerca delle soluzioni ai problemi, alla realizzazione di repliche nelle comunità da parte dei tecnici dei contenuti appresi fa si che la Scuola di Campo ha iniziato a formare talento umano nella gestione sostenibile della coltivazione del cacao nel sistema agroforestale dell’amazzonia ecuadoriana e della sua commercializzazione.