E’ rientrata ieri dall’altro capo del mondo, ma è a casa solo col corpo ... Gli occhi melanconici e un po’ spauriti spiegano che la mente è ancora là … nella “Sierra” di Medellin, dove ha trascorso “tra mille emozioni”, il suo anno di Servizio Civile. “Mi domandi cosa farò adesso … ma a me sembra di essere ancora in Colombia … non ho ancora realizzato di avere lasciato i miei bambini, mi immagino che, da un momento all’altro, li vedrò spuntare da dietro qualche angolo …”
Veneziana, 27 anni, educatrice, Debora Bragato è una dei 35 volontari che, lo scorso anno, sono partiti con l’ENGIM per seguire 12 progetti di cooperazione internazionale in sei Paesi del mondo.
INSOMMA, QUELLA CHE HAI APPENA TERMINATO E’ UN’ESPERIENZA CHE NON DIMENTICHERAI FACILMENTE …
Assolutamente no. Ti devo confessare che, prima di partire, avevo un po’ di timore di partire per la Colombia. Credevo ci fosse molta violenza, ma la realtà si è rivelata molto diversa da come l’immaginavo. La vita nella Sierra si è dimostrata ricca di relazioni umane, avevo più paura di scendere nel centro di Medellin che camminare da sola nei vicoli del barrio …
DI COSA TI SEI OCCUPATA DURANTE IL TUO ANNO DI SERVIZIO CIVILE?
Sono partita, con altri due colleghi, per seguire un progetto di tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. Io, in particolare, mi sono occupata di supporto scolastico in due scuole, una primaria e l’altra secondaria, dove abbiamo messo in piedi una serie di attività educative e di discernimento vocazionale e professionale. E’ stata un’esperienza fantastica perché abbiamo avuto la possibilità di sperimentare noi stessi e le nostre conoscenze. Abbiamo attivato laboratori, collaborazioni con altre realtà del territorio, ricercato, ed ottenuto, il sostegno di tutte le istituzioni locali. Un lavoro bello e gratificante.
MAI NESSUNA DIFFICOLTA’ …
Solo all’inizio, per i normali problemi di ambientamento e per la necessità di vivere 24 ore al giorno con persone che conoscevi appena. Nel progetto abbiamo subito goduto di molta libertà e delle conseguenti responsabilità. La cosa, nelle prime settimane, qualche difficoltà ce l’ha data, ma ci ha permesso di metterci alla prova e di tirare fuori il meglio da noi stressi.
COSA TI PORTI APPRESSO DA QUESTA ESPERIENZA?
In primo luogo la mia crescita umana e professionale. Durante quest’anno abbiamo intrecciato moltissime relazioni umane, ed ogni persona che ho conosciuto mi ha lasciato qualcosa dentro. Sono più consapevole dei miei limiti e delle mie possibilità, sono più sicura di me stessa dopo aver affrontato questa esperienza da sola. Ho goduto della libertà di poter sbagliare, di mettermi in gioco. Tutte cose che potrò spendermi nel futuro.
QUINDI UN’ESPERIENZA DA CONSIGLIARE AD ALTRI GIOVANI …
Certo, il Servizio Civile è stato un momento di crescita globale, adesso mi conosco meglio di quando sono partita, sono più consapevole delle mie potenzialità. Senza contare che ho trovato conferme su ciò che voglio fare nel futuro. Ho capito che mi piace lavorare con le persone, con i bambini, con tutti coloro che hanno bisogno di essere accolti. Voglio gioire e far gioire della vita … Alcuni anni fa, forse lo avrei vissuto in maniera più emozionale, in questo momento della mia vita, a 27 anni, è stata un’esperienza davvero speciale.
LA COSA CHE TI MANCHERA’ DI PIU’?
Sicuramente la leggerezza del Sud America. Una leggerezza bella, di chi sa dare il giusto valore alle cose, di chi si preoccupa solo delle cose importanti. Laggiù vivono con quello che hanno e sono felici. Cosa c’è di più bello?