Di Veronica Vasilescu: In qualche mese di servizio civile in Bolivia, può succedere. Viaggi, vivi, impari, conosci. Con tutto ciò che qui si può vedere, sentire e provare, a volte puoi dimenticare chi sei … E non è necessariamente qualcosa di negativo, fa solo parte del processo. Quella trasformazione inevitabile che un anno lontano dal tuo mondo, dalla tua “comfort zone”, comporta.
Dimentichi di essere una straniera … Quando passi così tanto tempo in mezzo alle persone del luogo, imparando le loro abitudini, i loro modi di dire, iniziando a fare gli stessi gesti tipici che si fanno a Cochabamba. Quando ormai conosci dove portano quasi tutti i bus, quali sono le signore che preparano e vendono il cibo migliore nella tua zona, o quando scopri che riesci ad ottenere i prezzi migliori dai tassisti, allora dimentichi quasi completamente di essere una straniera.
Trascorri le domeniche in locali tipici, entri come se nulla fosse, e solo quando vedi le facce stupite dei boliviani seduti ai tavoli, ti accorgi di essere diversa da loro. Perché a volte dimentichi di avere la pelle e gli occhi chiari, e i capelli rossi! Quando vedi intorno a te solo boliviani e passi la maggior parte del tuo tempo in mezzo a loro, parlando più lo spagnolo che l’italiano, dimentichi di essere diversa anche fisicamente.
Te lo ricordano i bambini, quando per strada o sull’autobus ti guardano stupiti. O te lo ricordano i tuoi amici quando ti parlano di posti (o piatti) tipici come se tu già li conoscessi, mentre tu non hai idea di cosa stiano parlando. Te ne accorgi quando vai assieme ai tuoi amici alle feste nazionali, intense e commoventi, e di colpo ti rendi conto di essere l’unica “gringa” in mezzo a decine e decine di persone del posto. È in quei momenti che ti accorgi che “perderti” è così facile.
Perdere quelle distinzioni nette che, a volte, sono così presenti nelle nostre menti. Perdere il senso di confine e di appartenenza ad un solo posto. Ti ricordi di essere straniera quando ti scontri con abitudini culturali così diverse che fai fatica a concepirle. Ma poi impari a comprenderle, se non proprio ad accettarle. E così un altro pezzetto di te si trasforma. Il servizio civile, la Bolivia, Cochabamba, possono fare anche questo.
Cominci a capire che questo posto, come ti avevano avvertito, è una “trampa”, ti fa innamorare silenziosamente. Te ne accorgi quando ormai è già successo e non hai molte possibilità per tornare indietro. I posti, il lavoro, ma soprattutto le persone, ti rapiscono, e con il tuo completo ma ignaro consenso.
Vai in Italia una settimana (e li si ti accorgi di aver vissuto come straniera perché il cibo italiano ti mancava tantissimo!) e quando torni a Cochabamba e rientri nella casa dell’ENGIM, pensi: “bentornata a casa”. Hai ormai due case, tante persone e un solo cuore, che invece di dividersi si espande.
E come sempre, quando sei “a casa”, non tutto è “rose e fiori”. A volte hai degli scontri o delle difficoltà con i colleghi. O ti caricano di così tanto lavoro e responsabilità, perché ormai alcuni ti vedono come una persona del posto e del team operativo, che vai quasi nel panico per non sapere come gestire tutti i progetti che vorrebbero che portassi a termine. Non si rendono conto che, oramai, hai solo cinque mesi da trascorrere qui. E a volte non te ne rendi conto nemmeno tu. Perché ti dimentichi di essere una volontaria di passaggio.
Ti lasci coinvolgere, dal lavoro e dalle persone che incontri. Ci metti del tuo, ti entusiasmi e inizi a credere veramente in quello che stai facendo. E dimentichi di dover andare via, di dover lasciare sia lavoro che persone. Ti dimentichi anche di essere un architetto ... Perché sei talmente coinvolta nei lavori che fai, che inizi a ricoprire tutte le mansioni necessarie perché si realizzino. Cominci ad essere un po’ muratore, un po’ contabile, un po’ mediatore. E ti accorgi che tutto questo è una splendida maniera di crescere.
Perdersi, uscire dai propri schemi, trasformarsi, dimenticarsi ... Potrebbe far paura dall’esterno, ma una volta qui capisci che è il modo migliore per vivere tutto quello che la Bolivia ti può offrire. Perdermi è una delle cose migliori che mi sia capitata e di cui sono estremamente grata.