Di Valentina Novaglio. Certo, il servizio civile è fatto di lavoro, di dedizione, di crescita personale sia a livello lavorativo che umano, di pazienza e costanza e moltissime altre cose, ma questo mese mi piacerebbe parlare anche di un qualcosa che é relativamente scollegato al lavoro in sé. Si, perché durante il servizio civile ci sono anche gli incontri con le persone, non solo quelle strettamente legate alla quotidianità, ma anche quelle che si incontrano per caso, per strada, durante un viaggio o ad una festa, insomma quelle che poi semplicemente diventano amiche e partecipano della tua vita in mille modi differenti.
L’anno di servizio civile ci da la possibilità di aprire i nostri orizzonti anche in questo modo, attraverso la conoscenza approfondita e intima di persone del posto, nate e cresciute in un ambiente molto diverso dal nostro e che, chiaramente senza saperlo, ci insegnano attraverso ciò che con loro viviamo.
Uscire dalla realtà della casa dove viviamo tutti insieme e, semplicemente, aprirsi e conoscere, è un elemento fondamentale di quest’anno. In una parola credo che l’amicizia si arricchisca di quel sentimento di scoperta, non solo dell’altro, ma anche della cultura che si trova rinchiusa in esso. Quante volte mi son ritrovata a sentir parlare e non capire, o meglio non sapere, e quante volte mi son ritrovata a chiedere spiegazioni o delucidazioni storico-geografico-sociali! E quante volte ciò di cui mi si é parlato mi ha fatto riflettere sul differente rapporto che esiste qui con la natura, piuttosto che con la coscienza storica collettiva o anche più banalmente con la musica.
Per sentirsi parte di un luogo, per sentire che ci si sta anche solo un pochino avvicinando a comprendere certe dinamiche, non credo ci siano libri che tengano, la realtà locale va vissuta con chi la vede come la propria realtà e basta.
E diciamocelo, il servizio civile è fatto anche di grandi risate, lunghe cene, viaggi in posti mozzafiato condivisi con persone mozzafiato, di chiacchiere fino allo sfinimento, di una gran voglia di fare sempre di più, al lavoro e fuori, della costante sensazione che il tempo non basti mai e che passi alla velocità di un “Frecciarossa” e, infine, di un irrefrenabile stimolo costante.
Detto ciò, questo nuovo mese e’ iniziato con la improvvisa novità del nostro momentaneo cambio di ruolo; infatti, passeremo il mese di aprile senza insegnare alle nostre rispettive classi perché il bisogno della scuola, al momento, si rivolge verso lavori estremamente manuali: costruiremo recinti in bamboo, sposteremo pietre da un luogo all’altro, ridipingeremo muri, scaveremo letti nei vari orti, scriveremo e attueremo progetti scolari con le classi …
Dopo l’iniziale disorientamento e la successiva tristezza dovuta alla consapevolezza di non vedere piu’ quei “musi” che erano diventati parte, non solo delle sette ore lavorative, ma soprattutto dei miei pensieri, ho considerato il lato positivo ed ora sono anche contenta di questa decisione. Abbiamo l’opportunità della libertà che, dato il programma abbastanza stretto da seguire, non avevamo avuto fino ad oggi; ci occuperemo, infatti, di scrivere dei mini-progetti e di portarli avanti con i bambini in determinate ore della settimana; tutto ciò ci permette di poter continuare a insegnare, ma in nuove forme. Cucineremo, balleremo, faremo teatro … ancora tutto da programmare, ma soprattutto tutto da scoprire.