Di Antonella Amorese. Sono le sette a Santo Domingo, in Ecuador, la sveglia suona. Mi appresto a far colazione, incrocio Flavia, Ottavio, Alessandro e Federico, i miei compagni d’avventura. Sembra una scena banale ma è lì che parte il tutto. Rimango immobile e sorridente mentre sento muoversi in me emozioni indescrivibili. I nostri sguardi dicono molto, brillano di entusiasmo e voglia di vivere al cento per cento la nostra giornata, lì al progetto “Sonando por el cambio”, nel quartiere povero del “Cristo Vive”. Questi sono momenti che mai più ritorneranno, chissà, dovremmo, quindi, reputarci dei grandi “privilegiati” per questa opportunità che ci è stata concessa.
Il terzo mese del mio servizio civile è volato. Dicembre è stato un mese molto emozionante e insolito da quello che sono stata abituata a vivere. Come si sa a dicembre arriva il Natale, le feste, i giorni da passare in famiglia, i pranzi, le cene, i regali, il consumismo, le strette di mano. Come sarebbe passare il Natale con la gente povera? Questa è una domanda che mi son sempre posta. Il Natale deve essere più un dare che ricevere. Il vero Natale è questo, e io ho avuto la grande opportunità di vivere questa esperienza.
Purtroppo, molto spesso, siamo intrappolati in un mondo legato a stereotipi di felicità materiali, scordandoci il vero senso del Natale, e ancor prima della vita stessa. Qui in Ecuador io l’ho riscoperta grazie a loro, ai miei bimbi, ai nostri bimbi con i loro sorrisi e abbracci. Gesti che possono essere niente, ma che per me son tutto! Loro sono stati capaci di farmi vivere la vita vera, quella in cui esiste solo il dare e non il ricevere. È proprio con la loro umiltà che si riscopre la vera essenza della vita. “Sonando por el cambio” è un luogo in cui ci sono persone col sorriso sempre in volto, e con tanta energia affinché tutto cambi nella loro vita nonostante le avversità.
Che cos’è realmente il Natale? Io personalmente lo definirei come un simbolo di rinascita, rinnovamento e quindi cambiamento. “La pobreza no pode ser un limitante para sonar”, questa è una delle frasi che Padre Sereno ripete sempre, e di cui tutti i beneficiari del progetto ne dovrebbero far tesoro. Proprio con l’arrivo del Natale, in loro, deve aumentare la speranza e la fiducia che attraverso l’oscurità della vita si rafforzi la conoscenza e la consapevolezza delle proprie risorse.
Il mio Natale è stato questo, affianco a loro. Aiutarli nei preparativi dei lavoretti, della recita, dei canti, mi ha fatto tornare bambina e mi ha reso felice. Un gesto che ci è partito dal cuore è stato quello di regalare a tutti i bambini un kit per la pulizia, composto da dentifricio, sapone e shampoo. Un “gracias” e un abbraccio da parte loro è stato il mio più grande regalo ricevuto per questo Natale, così diverso e insolito lontano dalla mia famiglia e dai miei affetti. Inizia un nuovo anno, e non poteva iniziare al meglio essendo ancora qui con loro, sicurissima che mi riservi ancora emozioni e sorprese, più di quante ne abbia vissute fino ad ora.