Il 7 novembre 2015 è una data che difficilmente sarà dimenticata in Sierra Leone. Atteso anche da troppo tempo, è il giorno in cui il Paese sarà dichiarato “Ebola free”, libero da Ebola. Dall’ultimo caso registrato sono trascorsi 42 giorni e così, dopo più di un anno e cinque mesi, si può dire ufficialmente conclusa la più grande epidemia di Ebola che si sia mai verificata.
Finalmente i momenti più tristi e difficili sono alle spalle: ci sono stati giorni bui in cui la paura vinceva sulla ragione, e in cui la battaglia contro l’Ebola sembrava impossibile da vincere, una sensazione di impotenza nei confronti di un nemico invisibile che colpiva impunemente, portando via amici, familiari, genitori, si era impadronita dei cuori e delle menti delle persone.
La Sierra Leone, in effetti, è stato uno dei Paesi più colpiti dall’epidemia con 14.089 casi registrati e 3.955 morti. I 17 mesi in cui il Paese si è praticamente fermato, rimanendo quasi completamente isolato dal resto mondo, hanno inoltre prodotto danni e conseguenze in tutti i settori della vita sociale ed economica.
Il sistema sanitario del Paese, già caratterizzato da un complessivo deficit di risorse e mezzi, ha pagato alla causa dell’Ebola uno dei conti più alti, con la morte di 221 tra medici e infermieri, e questo ha reso ancora più problematica la situazione del Paese che poteva contare prima dell’epidemia solo su 136 medici, 1.017 tra infermieri e ostetriche e 114 farmacisti.
“A causa dell’Ebola, molti bambini hanno perso uno o entrambi i genitori, e solo dopo aver superato le paure e i preconcetti sulla malattia, le famiglie si sono rivelate più collaborative, garantendo cure e protezione ai bambini rimasti soli – annota Francesco Farnesi, direttore di ENGIM ONG -. Le attività economiche, infine, hanno subito un duro contraccolpo, la chiusura dei confini ha ridotto drasticamente il commercio, mentre il lavoro agricolo si è ridotto e, in alcuni casi, è stato completamente interrotto”.
Anche a Lunsar, nel nord del Paese dove l’ENGIM e i Giuseppini del Murialdo hanno lavorato duramente per combattere la malattia e, soprattutto, le sue conseguenze tra la popolazione, il 7 novembre sarà un giorno di festa, durante il quale, dimenticato per un attimo il dolore e le fatiche, si potrà cominciare a guardare al futuro liberi dall’insopportabile peso dello stigma, e pronti ad affrontare con più fiducia ed energia le nuove sfide che attendono la Sierra Leone.
I fondi raccolti attraverso l’impegno e la generosità di donatori individuali e gruppi organizzati, a Montecchio, ad Albano Laziale, a Roma, a Cefalù e in molte altre parti di Italia, hanno permesso di portare avanti un importante lavoro quotidiano a favore della popolazione e in particolare degli orfani. A loro va un sincero ringraziamento, e la riconoscenza di tutta la popolazione della Sierra Leone.
Grazie e questi aiuto, a partire da aprile i Giuseppini hanno riaperto le loro scuole e hanno potuto realizzare fondamentali interventi in ambito sanitario e sociale. Formazione del personale dei due più importanti ospedali della regione, fornitura di medicinali e di materiale protettivo, costruzione o riabilitazione dei centri sanitari nelle aree più remote, sono questi i principali risultati dell’attività portata avanti con passione e professionalità dai missionari giuseppini e dai cooperanti dell’ENGIM.
Il 30 ottobre è stata inaugurata l’ultima struttura realizzata grazie al supporto della Cooperazione Italiana, si tratta del centro sanitario di Royeben, un piccolo centro rurale del distretto di Port Loko, che finalmente avrà a disposizione strutture e mezzi adeguati per affrontare i bisogni sanitari dell’area.
Va detto che anche in tutto il resto del Paese la comunità internazionale ha risposto all’emergenza garantendo un supporto fondamentale per debellare la malattia.
Per questo motivo si può dire che la vittoria sull’Ebola è una vittoria di tutti, e tutti insieme dobbiamo continuare a sostenere la Sierra Leone ora che ha bisogno di risollevarsi e riprendere la strada verso lo sviluppo e la crescita.
Massimo Angeli
Inaugurazione centro sanitario di Royeben in Sierra Leone (30 ottobre 2015)
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