Una trentina di persone, in rappresentanza delle sedi regionali di Lazio, Piemonte, Veneto, Sicilia, Lombardia, Emilia Romagna, della Sede Nazionale, e dell’ENGIM ONG, hanno partecipato, dal 15 al 17 luglio all’Assemblea Nazionale ENGIM 2015. “Strumenti e strategie per una economia della condivisione” l’argomento che ha fatto da cardine alle relazioni dell’appuntamento di quest’anno.
“Che l’ENGIM e la congregazione dei Giuseppini del Murialdo si ritrovino, per l’occasione, nella stessa casa – quella di Via degli Etruschi 7 – è il segno di una identità profonda che è il frutto dello stesso ideale, quello dell’amore per i giovani e per il loro destino”, ha sottolineato padre Antonio Lucente, presidente dell’ENGIM, all’apertura dei lavori.
Lavori che sono iniziati, sia nella giornata di mercoledì che in quella del giorno successivo, con un preciso richiamo alle radici comuni ai due enti. A padre Giovenale Dotta, che nella sua relazione ha presentato i modelli formativi e la strategia educativa nell’ambiente degli “Artigianelli” di Torino – in particolare nell’azione a favore delle crescita delle classi subalterne -, padre Tullio Locatelli ha risposto presentando la figura di don Giulio Costantino, primo successore del Murialdo alla guida della congregazione, dapprima allievo e poi direttore dello storico collegio torinese, dove portò la sua testimonianza di giovane “salvato” e la sua pedagogia, basata sull’ordine, il rispetto e la confidenza.
Tra le relazioni presentate alla tre giorni di Roma, particolare interesse ha suscitato quella di Maurizio Di Bella, un consulente del lavoro che ha avanzato agli ENGIM regionali la possibilità di stringersi in “contratto di rete”, un modello di cooperazione in cui più imprenditori (od enti) si “obbligano” a collaborare per accrescere capacità innovative e competitività, mettendo in comune personale, risorse, capacità economiche.
Tra gli altri temi che hanno animato l’assemblea nazionale gli “Aspetti giuridico lavorativi nella scuola e nella formazione professionale” (Massimo De Luca); “Il contratto nella formazione professionale e nella scuola paritaria” (Elio Formosa); “Etica, finanza e valore d’impresa” (Antonino Glicora); “Il sistema duale: apprendistato e alternanza scuola lavoro” (Giovanni Lo Cicero).
Uno spunto di riflessione per la vita nella nostra organizzazione, e sul significato della formazione “murialdina”, è stato offerto da padre Lorenzo Sibona, Superiore della Provincia Italiana dei Giuseppini del Murialdo. Il sacerdote ha improntato il suo intervento sul senso di “Corresponsabilità carismatica”, e cioè sul superamento del pensiero dicotomico tipico della società moderna, non come annullamento dei conflitti ma come punto di coagulo e di sintesi. “Dobbiamo sapere – ha detto padre Sibona – che c’è la possibilità di non vivere in costante dissociazione tra idealità e realtà, tra interessi e doveri”. Il segreto è quello di “riproporre in tutti i nostri ambiti educativi il coinvolgimento viscerale che rimanda all’amore misericordioso di Dio verso ciascuno di noi”. Dare, quindi, la prevalenza agli elementi di missione e vocazione “che sostengono ed orientano le motivazioni e che consolidano il senso di identità nel nostro operare”.
L’ultimo giorno dell’assemblea, come di consueto, è stato dedicato alla presentazione dei report delle varie sedi regionali e della ONG. Padre Antonio Lucente, tirandone le conclusioni, ha riconosciuto che il mondo della formazione professionale è un fenomeno complesso, dal quale non si può uscirne vincitori da soli. “Occorre unificare le forze e continuare a fare riferimento ai nostri ideali per diffondere la cultura della solidarietà e della corresponsabilità carismatica. Ne va della sopravvivenza della nostra organizzazione nelle regioni più povere ed in difficoltà – ha soggiunto -. E la strada da seguire è quella che tutti ben conosciamo, quella dell’impegno, della solidarietà e della trasparenza”. “I fallimenti e le fatiche non sono sufficienti ad intaccare la bontà del fine – ha concluso richiamandosi al libro di Giona -. Reciprocità, esemplarità ecclesiale e profezia le parole “chiavi” dell’ENGIM, per restare a servizio gli uni degli altri, per costruire la convivenza civile e per svelare le verità ai più poveri e agli indifesi”.