Di Veronica Manfredini. Scrivo ancora fresca dei suoni e dei profumi della Colombia, il ritorno in Europa è sempre di grande impatto, ci si abitua alla semplicità, alla ricerca dell'essenziale, ci si abitua a veder scorrere tutto con i suoi tempi … i tempi sud americani. Le mie prime impressioni, arrivando nella Sierra notturna, sono state concepite su una base di pregiudizi. Il mattino dopo ho subito smentito i timori. I primi a riceverti son sempre i bambini che, incuriositi, ti accerchiano e ti riempiono di domande. La loro curiosità l'ho ritrovata, però, anche nei più grandi, passeggiando per gli stretti vicoli e ballatoi la gente saluta, sorride, chiede come stai, si presenta, a volte ti invita a tornare per scambiare ancora una conversazione.
L'atmosfera è serena e, almeno a primo impatto, non si percepisce il peso del passato. Le piccole case sembrano appiccicate sui pendii come un “decoupage”, sulle strette e ripide scale i bambini si inventano la giornata, giocano a nascondino, a palla, si rincorrono, fanno capriole. E’ bello vederli uscire da scuola, tutti con le divise bianche e blu, chi riesce strappa un passaggio ai bus che salgono; a velocità improponibili gli autisti spericolati sfiorano ogni giorno almeno un incidente, i ragazzi sulle curve più pericolose segnalano eventuali pericoli nel proseguire la strada guadagnandosi così qualche mancia.
Inizia la giornata e i volontari si spartiscono le varie attività, le due scuole presenti nel “barrio” mi hanno accolta con gioia ed ho avuto subito la possibilità di iniziare anche io il “taller di dibujo” – il laboratorio di disegno - con i bambini di quarta e quinta. Inizialmente vivacissimi, hanno poi dato il meglio di loro, io mi son divertita a stuzzicarne la creatività portando ceste di frutta e mazzi di fiori da rappresentare, e uscendo per il barrio a dipingere gli scorci più significativi.
Con i più piccoli di "Sembrando en familia", invece, abbiamo sperimentato la pasta di sale, le tempere, il collage. tanta soddisfazione nel vederli scoprire queste nuove attività.
E’ stato interessante lavorare con Ana Lucia, una professoressa a prima vista assai eccentrica, che, armata di sorriso e pazienza, affronta le lezioni di “Educacion artistica”. Le ha trasformate in vere e proprie lezioni di convivenza. Con Antonella abbiamo proposto diverse dinamiche e abbiamo assistito in poche settimane a tanti piccoli successi. Si lavora sulla fiducia, sul rapporto tra uomo e donna, sul rispetto e l'educazione.Nella casa dei Giuseppini si muovono rumorosi i giovani seminaristi, Padre Carmelo, sempre indaffarato, non perde mai il sorriso e ha una buona parola o qualche battuta sempre per tutti.
Nei suoi occhi si legge ogni volta tanta bontà, e conversare con lui, lasciarsi raccontare le sue esperienze, ti dona energia.
Il mio ultimo giorno li ho visti tutti indaffaratissimi in tenuta da imbianchini a ritinteggiare la chiesa, semplicemente gioiosi.
Il venerdì appuntamento con “El comedor”, in centro a Medellin, opinabili alcuni progetti del fondatore per le giovani madri, ma in sé la mensa funziona bene, ogni giorno almeno sette persone arrivano al mattino presto per preparare il pranzo ai 200 ospiti, giovani e anziani, uomini e donne. Raccolti in lunghe tavolate pregano insieme e silenziosamente mangiano la zuppa del giorno.Medellin è caotica al punto giusto, ma dal punto di vista urbanistico e architettonico ha molti punti interessanti. Non a caso è la città più innovativa del mondo.
Alla Sierra ho avuto la fortuna di ascoltare il pensiero di diversi giovani, con una famiglia, con un lavoro, che credono in un futuro, che hanno voglia di cambiare. un giovane padre di famiglia e autista degli unici mezzi pubblici che ti permettono di raggiungere il barrio, ci parla dell'arrivo del “metro cable”. Lui, probabilmente, sarà uno dei tanti a perdere il lavoro, ma non si arrende, sorride, "che questo porti miglioramenti alla Sierra, che porti un futuro migliore per i miei figli, per il barrio, io me la caverò, anche dovessi tornare a lavare le auto per guadagnarmi da vivere".
Rimpianti personali: avessi avuto più tempo mi sarebbe piaciuto organizzare con i giovani un intervenzione su una delle grandi scalinate del barrio, magari esprimendo le speranze e la voglia di cambiamento con un grande murales, proverò, comunque, da lontano a proporre l'idea ad Antonio, magari per quando avrà un attimo di calma.
Con il padre Carmelo e “Anto” abbiamo invece discusso sulla nuova disposizione interna della biblioteca, ho buttato su carta una pianta in scala e proposto una possibile riorganizzazione che sfrutti a pieno la luce naturale e renda l'ambiente più ospitale.
Questi sono solo alcuni ricordi che mi porto dentro, non sono brava con le parole, il resto l’ho lasciato alle mie fotografie.