Rafforzamento del Servizio Civile, stabilizzazione del 5 per mille, razionalizzazione del sistema delle detrazioni per le ONLUS, necessità di risorse addizionali, ma, soprattutto, la necessità di una visione strategica unitaria e condivisa della cooperazione internazionale dell’Italia, da adottare ad alto livello (Consiglio dei Ministri, Parlamento) che individui un numero definito di priorità, in termini di scelte operative, priorità geografiche e tematiche trasversali. Questi alcuni dei punti forti che emergono dal “Documento conclusivo” del Forum della Cooperazione internazionale, chiuso ieri a Milano dopo una due giorni di intensi e vivaci dibattiti, cui hanno partecipato circa 1800 rappresentanti del settore.
Convocato per rilanciare l’interesse intorno alla cooperazione internazionale, il Forum è stata anche l’occasione per far incontrare individui e gruppi che immaginano la cooperazione come un elemento fondamentale per un recupero del profilo internazionale dell’Italia.
Negli ultimi anni l’impegno del nostro Paese nei confronti dei paesi emergenti è drasticamente calato: dai 732 milioni messi a disposizione nel 2008 della Farnesina, si è passati agli 86 milioni del 2012, che rappresentano lo 0,12 per cento del Prodotto Interno Loro nazionale. Percentuale ben lontana dallo 0,7 che l’Italia si era impegnata a raggiungere entro il 2015.
<Vogliamo rimetterci in movimento, tornare a farci compagni dei Paesi del Sud del mondo, ritrovare energie nuove, dopo anni di stanca – aveva scritto Andrea Riccardi nel messaggio di apertura del Forum –, perché la cooperazione non è solo una doverosa azione di solidarietà, ma anche un asse portante della politica estera di un Paese e, anche, una opportunità di crescita, di sviluppo e di sicurezza>.
Che la cooperazione debba tornare tra le priorità della politica nazionale, è il monito lanciato da Giorgio Napolitano, nel suo messaggio di saluto, e dallo stesso Mario Montii, il quale ha, poi, ricordato che dal 2001 la cooperazione è cresciuta, sotto il profilo occupazionale, del 61 per cento, e che è uno dei pochi settori dove le donne rappresentano il 52 per cento della forza lavoro, mentre il 53 per cento dei lavoratori ha meno di 40 anni.
La crisi della cooperazione non può essere spiegata solo dalle eccezionali circostanze macroeconomiche, perchè altri Paesi hanno ridotto le risorse per la cooperazione meno dell’Italia. <E se c'e' stato un silenzio da parte della politica, bisogna riportare la cooperazione nel dibattito nazionale, connetterla al bisogno vitale di uscire dal declino, spiegare perchè è necessario che l'Italia si rimetta in moto in questo campo e faccia la differenza – ha incalzato Riccardi - Per battere la crisi l'Italia deve recuperare credibilità e sconfiggere una visione rassegnata>. E’ giunto, insomma, il momento di <ridare slancio alla cooperazione con una politica decisa e con l'inquadramento, a pieno titolo, della cooperazione nella politica estera del nostro Paese>.
Visione condivisa dallo stesso Ministro degli Esteri, Giulio Terzi, il quale ha riconosciuto che le risorse sono indubbiamente scarse, ma che il tentativo è quello di <creare una migliore efficacia del funzionamento del sistema Italia nel suo insieme> e che bisogna puntare molto <sul raccordo tra pubblico e privato>.