Di Suor Myrna Farah. La città fantasma si nascondeva questa mattina dietro una nuvola pesante, misero tentativo per impedire al sole di svelare le sue immense ferite inflitte ingiustamente da un'esplosione assordante di 2750 tonnellate di nitrato di ammonio.
Stamattina, ho attraversato le vie di Beirut: edifici sventrati, edifici religiosi crollati, scuole devastate, centri commerciali danneggiati, finestre rotte, auto bruciate ... tutto è vuoto, tranne i cassonetti dei bidoni della spazzatura che traboccano ai margini delle strade!
Il porto, polmone principale del Paese, si è vaporizzato come il fumo di un sigaro! Il Mar Mediterraneo ha inghiottito tonnellate di munizioni, di "fuochi d'artificio", di grano e di corpi umani .... Soddisfatto, restituisce ora i cadaveri dei dispersi, vomitandoli sulle rive annerite ...
Interi quartieri sono in lutto e distrutti: case senza più tetti, appartamenti senza più terrazzi ... In mezzo alle strade posano come fossero sculture serbatoi d'acqua, parabole televisive, cartelloni pubblicitari insolenti su di un tappeto scintillante di vetreria infranta! Un'opera d'arte che solo una deflagrazione di simile potenza poteva realizzare! Nessun vetro alle finestre, nessuna vetrina intatta! Solo detriti frantumati!
Le ambulanze attraversano la città per trasportare i feriti, dato che i quattro ospedali del centro sono gravemente danneggiati. Molti giovani si mettono in fila per donare il sangue!
Beirut, città cosmopolita, città abbattuta, spaccata, bruciata! Città terrificante, travolta, consumata! Città agonizzante, morente!
I poliziotti hanno bloccato le vie principali da Dora ad Achrafie, isolando ulteriormente una città fantasma! Dopo due ore, sono riuscita a raggiungere il nostro convento nel centro della città: gli alberi del giardino sembrano piegare i loro rami in segno di lutto, i merli si nascondono tra i rami sparsi per terra ... A quanto pare anche la natura ha avuto la sua parte di devastazione!
L'ammirevole scalinata di Sant'Anna accoglie con cura sopra i suoi gradini i frammenti delle persiane verdi del Convento. Il cortile principale d’ora in poi sarà il cortile dell'orrore: dappertutto frantumi di finestre e porte, pezzi di ferro, travi rotte, porzioni di controsoffitto ...
Il maestoso portone in legno massiccio della cappella è spezzato in due: una parte è scaraventata sull'altare l’altra poggia sulla parete a destra dell’entrata ... le vetrate fracassate, frantumate, sono sparse sui banchi o tra i calcinacci caduti dal soffitto.
Di fronte a questo disastro: una sola domanda: Perché? La nostra rivolta è a misura della catastrofe! Queste scene apocalittiche sono una merce rara per gli appassionati di fotografia ... I media parleranno di Beirut, dell'esplosione, del cratere, dei feriti, dei dispersi o dei morti ... Ma la stampa non dirà che un intero Paese è ormai in ginocchio, piegato dal peso delle sue disgrazie! La nostra resilienza volge al suo termine ... Questo è troppo! Fino a quando, Signore?
Tutte le nostre reti di solidarietà non sono più sufficienti per dare un riparo e sfamare le vittime del disastro … per soccorrere le migliaia di feriti ...
Povero Libano! Questo 4 agosto è il nostro 11 settembre! Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Suor Myrna Farah, Direttrice della Scuola Sant’Anna della Congregazione delle Suore della Carità di Besançon.