Suor Barbara Elia, suora Francescana Alcantarina, è una delle responsabili del Centro “San Francesco” di Valona, uno dei servizi socio educativi per bambini e giovani in condizioni di vulnerabilità sostenuti dall’ENGIM nel centro-sud dell'Albania. Grazie ad un importante finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana, qui si lavora ogni giorno per migliorare l’educazione e l’inclusione sociale di decine di adolescenti.
Suor Barbara, come è stato rafforzato il vostro ruolo di spazio aggregativo giovanile dalla collaborazione con CEI?
Il nostro centro ha beneficiato di maggiori possibilità di realizzare attività per una numero maggiore di bambini e ragazzi e di offrire strutture più adeguate alla loro accoglienza: un maggior numero di sedie per gli incontri, armadietti nuovi per le attività, materiale per i laboratori didattici e sportivi, proiettore per incontri e cineforum, risistemazione del campo di calcio per evitare infortuni, libri e enciclopedie per la biblioteca e la sala studio.
E quali benefici ha portato ai bambini e alle giovani che frequentano il vostro centro il supporto di CEI? Quali sono le attività implementate che solitamente vengono preferite dai beneficiari? E quali invece state pensando di modificare ed adattare?
I bambini e i giovani amano come tutti i loro coetanei giocare, fare sport e creare, abbiamo quindi puntato su queste tre attività per aiutarli a crescere e formarsi come cittadini responsabili e attivi. Abbiamo implementato lo sport e creato nuovi laboratori, come la cucina e le lingue straniere, italiano e inglese. Siamo in costante adattamento, le nostre attività si modificano di anno in anno, a seconda anche di cosa i bambini hanno bisogno. Sicuramente intendiamo avviare un corso di computer per principianti.
Il Centro San Francesco rappresenta per la periferia di Valona un imprescindibile spazio di aggregazione giovanile, come stanno vivendo le bambine e i giovani che frequentano il vostro centro questi momenti di distanziamento sociale?
I bambini e i ragazzi vivono con molta fatica questo stop alle attività e fanno molta fatica a capire come mai il centro debba restare chiuso. Alla paura iniziale che ha tenuto tutti in casa per le prime settimane, il progressivo allentamento delle misure restrittive ha portato ad una maggior libertà nei movimenti e un ritorno alla normalità. Qui a Valona ci sono stati solo 6 casi su una popolazione di circa 190 mila abitanti di cui solo 1 è deceduto, la percezione del pericolo è perciò molto bassa e tutti tendono a vivere come se non fosse successo nulla. Noi abbiamo iniziato ad aprire la biblioteca per il prestito libri: un modo per ripartire e per permettere ai ragazzi di incontrarsi, anche se per poco. Hanno sicuramente voglia e bisogno di ritrovarsi e condividere da vicino questo tempo.. non tutti hanno a disposizione internet e anche i social non sono stati una mezzo utile per restare in contatto.
State pensando al futuro del centro e a come ripartire? In che modo pensate che alcune attività potrebbero essere modificate in futuro?
Abbiamo iniziato a pensare come ripartire, ma aspettiamo nuove notizie dal governo e dalla conferenza episcopale albanese. Alcune ipotesi sono gruppi piccoli per fasce d’età, differenziati anche per orari; accessi ai corsi per piccoli gruppi; sfruttare gli spazi all’aperto creando attività differenziate.
Domenico Guerra