Cosa significa ricominciare quando tutto sembra perduto? Quando della tua casa non rimangono che dolorose macerie intervallate da piccoli frammenti di una vita quotidiana ormai lontana. Ce lo siamo chiesti fin dall’inizio, fin da quel martedì 26 novembre 2019 che scosse la Terra albanese e le poche certezze di un Paese tra i più poveri d’Europa. Da dove ricominciare?
Se è vero che costruire significa restituire speranza lì dove pare essere un’utopia lontana, un non luogo cui pochi possono avere accesso, ENGIM decide di ripartire proprio da qui, dalla speranza. Insieme alla congregazione dei Giuseppini del Murialdo e alle suore Missionarie della Carità e con il supporto di Caritas Albania, nella convinzione che le basi di una società più forte, organizzata e capace di reagire ai traumi, passino per la socialità, per la condivisione e per il mutuo supporto, abbiamo ideato un progetto che restituisca all’incertezza un’alternativa concreta nell’ambito della tutela dell’infanzia, del diritto ricreativo e di aggregazione. Per farlo, intraprenderemo attività di supporto scolastico e animazione, supporto psico-sociale con una mappatura delle realtà più sensibili e un piano di distribuzione di generi di conforto.
È a Durazzo che intendiamo agire, nell’epicentro del terremoto. Intendiamo inserirci nelle crepe di una società già compromessa dalle disuguaglianze sociali per sanare le ferite di un terremoto i cui effetti hanno prodotto sfaldamento sociale, paura e rassegnazione. La nostra sensibilità nel rispondere a problemi globali, di rifletterne le soluzioni secondo lo spirito che sempre ci ha contraddistinto nelle missioni che sosteniamo sparse per il mondo, ci “impone” di agire localmente, di essere presenti proprio dove la necessità è più urgente. E allora saremo lì, nella città portuale più grande del Paese, precisamente a Spitalla (quartiere periferico nel nord di Durazzo) che rappresenta il principale insediamento dei flussi di quelle famiglie che, scendendo dalle aree montuose, hanno intrapreso un viaggio alla ricerca del benessere economico.
Le circa 400 famiglie attualmente presenti si sono stabilite nella zona, facendo sorgere abitazioni in maniera disordinata, approssimativa, senza indicazioni o regolamentazione da parte dell’autorità pubblica. Gli alloggi in cui si sono sistemate sono provvisori e precari dal punto di vista igienico-sanitario. Poiché si tratta d’insediamenti irregolari, alcune famiglie che non risultano nei registri civili della città, non possono accedere ai servizi socio-sanitari e sono escluse dall’accesso alle scuole. Il difficile inserimento nel sistema educativo e le limitate opportunità di occupazione generano un diffuso atteggiamento di sfiducia verso il futuro, che aumenta il rischio per i giovani di diventare vittime della droga o della criminalità locale. Di fatto, la maggior parte dei ragazzi desidera emigrare in altri quartieri, in altre città o all’estero, con la sola voglia di lasciarsi alle spalle questa realtà così complessa.
Nella zona di Spitalla il terremoto ha provocato il crollo dell’unica scuola primaria dell’area, Shkolla 9 vjeçare “Naim Babameto”, ristrutturata solo 3 anni fa e frequentata da circa 900 minori.
Il progetto intende pertanto difendere il diritto delle bambine e dei bambini, che ora sono stati riassegnati ad altre strutture scolastiche, lontane dai loro luoghi familiari, di poter continuare a vivere il loro quartiere, di poter progredire con le interazioni sociali fino ad ora intraprese e di incentivare e rafforzare momenti di aggregazione che possano essere utili, oltre che allo sviluppo di una sana socialità in ambienti tutelati, all’analisi del trauma che il terremoto ha causato, rielaborandolo e promuovendo, attraverso la formula dell’educazione non-formale, la conoscenza di informazioni e comportamenti da adottare in caso di emergenza.
Ricominciamo da qui dunque, dalle persone, che ora e sempre rappresentano la nostra priorità.
Nel momento in cui scriviamo, oltretutto, le azioni sono rallentate dalle decisioni che, anche in Albania, sono state assunte per rallentare la diffusione del COVID 19.