Il 3 ottobre di cinque anni fa, un'imbarcazione carica di migranti - in maggioranza eritrei -, affonda a mezzo miglio dalle coste di Lampedusa. Si tratta del naufragio più grave in termini di perdite di vite umane: 368 morti accertati, altri venti presunti, 155 superstiti, di cui 41 bambini.
Ma nel mar Mediterraneo si continua a morire. Da gennaio 2014 al 20 settembre scorso sono stati oltre 17 mila i migranti che hanno perso la vita o che risultano dispersi nelle acque del Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa. Per non dimenticare tutti loro, il 16 marzo 2016, il Senato ha approvato in via definitiva la legge che istituisce la Giornata Nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione.
Decine le iniziative previste in tutta Italia. A Roma, nella sala della Regina di Montecitorio, una conferenza dal titolo “L’immigrazione come risorse per le comunità: pratiche di buona accoglienza”. Ci domandiamo quali e quanti fatti saranno realizzati per impedire che tutto ciò si ripeta. Ci vorremmo sbagliare ma, oggi come oggi, non nutriamo molte speranze.