Fenomeni come le migrazioni internazionali mostrano come i problemi del nostro mercato del lavoro siano sempre più direttamente collegati a quelli di altri paesi, e come di conseguenza le misure per farvi fronte debbano avere anche un carattere internazionale. E' quanto scrive la FOCSIV in un documento redatto in vista delle SETTIMANE SOCIALI dei CATTOLICI ITALIANI, in programma a Cagliari dal 26 al 29 ottobre. “Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale” il tema di questo 48° appuntamento, in merito al quale pubblichiamo, per esteso, il contributo della Federazione Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario.
TEMATICA: Lavoro, Migrazioni e Sviluppo internazionale
SFIDE: integrazione, co-sviluppo,creazione di lavoro e imprenditorialità sociale
Denuncia, ascolto e narrazione
Rispetto alla realtà globale degli ultimi decenni e nel quadro degli obiettivi dello sviluppo sostenibile, sarebbe riduttivo ragionare su tematiche complesse come quella del lavoro, limitandosi al contesto nazionale. Fenomeni come le migrazioni internazionali mostrano come i problemi del nostro mercato del lavoro siano sempre più direttamente collegati a quelli di altri paesi, e come di conseguenza le misure per farvi fronte debbano avere anche un carattere internazionale. La visione delle profonde interconnessioni esistenti tra le diverse dimensioni della vita, messa in luce dalla Laudato Sì e riassunta nel concetto dell’Ecologia integrale, deve guidarci nel discernere, tra i diversi temi, il rapporto tra lavoro, migrazioni e sviluppo internazionale. Su questi la Focsiv è impegnata con altre associazioni e può quindi portare contributi di riflessione.
Di grande rilevanza politica e più volte oggetto di denunce è la difficile integrazione nel mondo del lavoro dei rifugiati (in forte crescita negli ultimi anni) e in generale dei migranti. Queste persone spesso sono oggetto di sfruttamento nel mercato nero o peggio criminale… fino allo scandalo della tratta delle donne e di minori.
Altro tema solitamente trascurato è la “ghettizzazione” degli immigrati nel mondo del lavoro, nei settori a minore valore aggiunto,in modo precario e con paghe irrisorie, fino alla tragica questione dello schiavismo moderno, allo sfruttamento nel lavoro agricolo, e quindi alla piaga del “caporalato”. I migranti occupano normalmente i segmenti più poveri e marginali del mercato del lavoro, vittime di strutture di peccato. Tale segmentazione è riscontrata purtroppo anche nella formazione dove i dati mostrano come i figli di immigrati frequentano in misura maggiore le scuole tecniche rispetto a quelle scientifiche a più largo respiro.
D’altra parte è importante evidenziare il contributo che gli immigrati danno al mercato del lavoro e alla ricchezza del paese: dall’imprenditoria con creazione di occupazione anche per gli italiani autoctoni, alle diverse professionalità al servizio della nostra società. Nonostante le difficoltà molti immigrati riescono a migliorare le loro competenze e ad arricchire l’economia e la società italiana, integrando e apportando elementi culturali nuovi in alcuni settori economici. Inoltre essi fanno sorgere rapporti con i paesi di origine, aprendo nuovi mercati e quindi opportunità di lavoro sia in Italia che in quelle nazioni. Non ultimo le ONG con la cooperazione internazionale costituiscono un ambito lavorativo significativo che concilia creatività, partecipazione e solidarietà, e dove i migranti collaborano strettamente con i cittadini italiani.
A questo proposito deve essere sostenuta una nuova narrazione positiva sulle migrazioni per lo sviluppo o, meglio, per il co-sviluppo, riferendosi fondamentalmente all’integrazione nelle nostre società, nel nostro mondo del lavoro, e contemporaneamente al coinvolgimento delle comunità migranti nei percorsi di sviluppo nei Paesi di origine.
Una integrazione migliore va di pari passo con un maggiore impegno per lo sviluppo di tutti.
Il fatto che il migrante, una volta trovata la sua stabilità qui, si preoccupi prima con le rimesse e poi con interventi progettuali per lo sviluppo sociale ed economico nel Paese da cui proviene, costituisce un illuminante esempio di responsabilità sociale, senso del lavoro, utilizzo del profitto in forma di ricaduta sociale. Si gettano così le basi per una migrazione che sia libera scelta e non costrizione.
Buone pratiche e orientamenti per l’azione
Da queste analisi ne conseguono buone pratiche e alcuni orientamenti per l’azione.
Per poter contribuire in modo qualificato al mondo del lavoro, i migranti devono essere messi innanzitutto nelle condizioni di poter vivere in modo dignitoso, essere protetti e difesi dai circuiti dello sfruttamento e del crimine, aver accesso all’istruzione più alta possibile, veder riconosciuti i propri diritti allo studio e al lavoro, le loro competenze e i titoli di studio. Devono diventare veri cittadini italiani. In tal senso non è più procrastinabile l’approvazione della legge sullo Ius Soli-Culturae.
Le ONG della Focsiv con la Coldiretti sono impegnate ad offrire sostegno ai migranti che operano nell’agricoltura, contrastando il caporalato e promuovendo migliori condizioni di lavoro. Altri interventi riguardano la protezione e il sostegno alle donne e ai minori, per toglierli dalle reti di sfruttamento e accompagnarli nella buona integrazione fin dal paese di origine.
Molte buone pratiche significative delle nostre ONG in Italia si traducono nell’impegno e nel sostegno in età scolastica perché anche ai figli di migranti venga garantita un’istruzione di qualità. Prendersi cura di chi fa più fatica perché non conosce lingua, usi e costumi locali, è un contributo concreto alla creazione di persone formate ed in grado di integrarsi nella società e nel mondo del lavoro. Insegnamento di italiano e doposcuola per migranti sono attività essenziali di collaborazione tra istituzioni scolastiche e mondo del volontariato per ragazzi e adulti.
Alcune ONG Focsiv sono inoltre impegnate in diversi percorsi di formazione professionale di immigrati con inserimento nel mercato del lavoro attraverso stage e alternanza formazione-lavoro. Anche in questo caso le esperienze sono positive e da sostenere con maggiori risorse in un rapporto sempre più stretto tra scuola e impresa. Inoltre, molti gruppi d’ispirazione cristiana cercano di associare immigrati anche in azioni di volontariato e solidarietà sociale, valorizzando (ma non sfruttando) il loro contributo per il bene comune e trasmettendo dove non vi fossero valori di gratuità, ma anche ricevendo stimoli da chi giunge da esperienze diverse.
Altro impegno di ONG coordinate da Focsiv sul tema dell’integrazione nel mondo del lavoro è lo stimolo agli Enti pubblici e privati perché costituiscano e forniscano servizi e formazione diretti a un efficace inserimento nel lavoro dei migranti, per favorire di conseguenza maggiore inclusione sociale, combattere “la ghettizzazione”, mantenere vivo il dialogo anche con le loro associazioni rappresentative.
Sul versante internazionale vi sono numerose buone pratiche di collaborazione di associazioni di migranti con ONG nella realizzazione di progetti nei PVS, che valorizzano il lavoro dei migranti in Italia e creano attività nei paesi di origine. Gran parte dei progetti di migranti con ONG nei PVS puntano a migliorare le condizioni economiche della popolazione, ideando, sviluppando e consolidando attività generatrici di reddito che
si traducono in lavoro. Al di là delle imprese individuali, le forme giuridiche che si creano sono spesso associazioni, cooperative o imprese sociali.
Il buon successo di attività microimprenditoriali in questi contesti spesso è legato al forte coinvolgimento di partner locali e beneficiari - che poi saranno i soci della cooperativa o i dipendenti - all’attenta lettura del mercato e a forme di gestione inclusivi, trasparenti, sostenibili, solidali. Questo con il coinvolgimento anche dei migranti. Tra le buone pratiche: l’impresa sociale Olga’s the Italian Corner in Zambia (settore alberghiero-ristorazione), e Unique in Kosovo (settore agroalimentare,) cooperativa con partecipazione della municipalità.
Spesso i migranti pensano a un ritorno volontario assistito se questo permettesse loro la realizzazione di iniziative di lavoro autonomo e di microimpresa. Nei momenti di crisi o alla fine del proprio progetto migratorio, molti migranti chiedono perciò di essere accompagnati nella reintegrazione sociale ed economica nel paese di origine. La reintegrazione può a sua volta essere di stimolo per lo sviluppo locale, creando sul posto nuove opportunità di lavoro.
Per realtà come la FOCSIV, che fa della solidarietà internazionale la propria mission, la creazione di un team multietnico all’interno di una struttura di sviluppo è un segno di integrazione concreto nel mondo del lavoro, inoltre risponde alla necessità di conoscere in modo approfondito i contesti in cui operiamo - anche grazie all’intermediazione di chi lì è nato e vive qui - con lo scopo di ideare e realizzare interventi mirati e utili e non calati dall’alto. Buone pratiche sono quindi l’inserimento di personale dei PVS all’interno del team delle ONG, sia che abbiano dimensione nazionale che internazionale. A questo proposito la Focsiv sta realizzando anche un progetto chiamato Professionisti senza Frontiere che ha il fine di valorizzare le competenze degli immigrati nella cooperazione internazionale. E’ un segno concreto di come una buona integrazione nel mondo del lavoro possa costituire una risorsa per lo sviluppo italiano e internazionale.