Il processo di degrado ambientale che sta colpendo l’Amazzonia ecuadoriana e a cui, grazie a questa esperienza, ho potuto assistere e approfondirne cause e conseguenze, può essere in parte arginato da un’apposita educazione ambientale. Per questa ragione che, in questi mesi di volontariato, insieme ai miei compagni dei Corpi Civili di Pace, abbiamo organizzato corsi di sensibilizzazione ambientale con focus sulle tematiche di gestione dei residui, cambiamento climatico e orti biologici o chakre scolastiche.
Il processo di degrado ambientale che sta colpendo l’Amazzonia ecuadoriana e a cui, grazie a questa esperienza, ho potuto assistere e approfondirne cause e conseguenze, può essere in parte arginato da un’apposita educazione ambientale. Per questa ragione che, in questi mesi di volontariato, insieme ai miei compagni dei Corpi Civili di Pace, abbiamo organizzato corsi di sensibilizzazione ambientale con focus sulle tematiche di gestione dei residui, cambiamento climatico e orti biologici o chakre scolastiche.
In particolare abbiamo deciso, con il sostegno del Ministero dell’Educazione, di inserire l’educazione ambientale nei Progetti Scolastici di quest’anno e di rivolgere i corsi di formazione direttamente ai professori in quanto loro hanno la possibilità, più di chiunque altro, di influire sulle generazione del futuro e sulle loro famiglie.
Poter lavorare insieme a ottanta professori che insegnano in realtà così diverse e uniche da quelle a cui siamo abituati é stato davvero emozionante, ma non privo di difficoltà.
Se per l’ambito della gestione dei rifiuti ho riscontrato una buona base di consapevolezza e apertura, é stata, invece, una vera sfida parlare di cambiamento climatico. Dei professori partecipanti praticamente nessuno aveva un’idea chiara di cosa si parlasse e riuscire a trasmettere l’importanza e le conseguenze attuali ma sopratutto future di questo fenomeno mondiale e la nostra responsabilità nelle azioni quotidiane non é stato facile! Ma le richieste, nei giorni successivi al corso, di domande o video sul tema mi hanno lasciato la speranza che, almeno un po’ di curiosità, sia riuscita a trasmettergliela.
La formazione e l’installazione degli orti biologici e delle chakre scolastiche nelle unità educative invece mi hanno permesso di potere vedere con i miei occhi i contesti in cui sono inserite le scuole, appartenenti allo stesso Distretto Scolastico: realtà molto diverse fra loro. Da pochi metri quadrati di spazi verdi delle scuole del centro città ad alcuni ettari di disponibilità nelle scuole delle comunità indigene. Da scuole raggiungibili in pochi minuti a piedi o in poco tempo in bus, a scuole isolate raggiungibili solo con mezzi privati, nascoste in piccole comunità nel mezzo della selva. Da unità educative con 200 studenti a scuole con 16 alunni e un professore. Dal cemento della città alla natura avvolgente. Un viaggio unico e di grande crescita. Ma anche gioia quando, passati i tre mesi dalla fine del corso, durante la visita di monitoraggio degli orti/chakra abbiamo visto i risultati: il terreno in ordine, seminato, le prime foglioline, il sistema di compostaggio organico funzionante, i bambini sorridenti e i racconti dei professori sulla partecipazione delle famiglie nella preparazione dello spazio. Uno degli obiettivi infatti é che la scuola si trasformi in un piccolo modello di produzione biologica, ma non solo. Grazie ad alcune varietà di riso e mais donateci da INIAP (Istituto Nacional de Investigación Agropecuaria) che si possono tornare a seminare, la chakra della scuola si trasforma in un piccolo spazio di riproduzione e che le famiglie degli alunni beneficiari possano poi a loro volta seminare e diffondere i semi del raccolto, aiutando nella lotta alla sovranità e sicurezza alimentare di queste famiglie.
Da questa esperienza ho imparato tanto dalle persone che ho conosciuto e dalle realtà che ho visto, probabilmente ho più ricevuto che dato. Solo questi professori e questi alunni, per me indimenticabili, potranno dirvi cos’hanno imparato nei corsi di educazione ambientale, ma io posso dirvi quello che mi hanno trasmesso loro.
Il “verdi samay”, il respiro verde della selva, ci permette di respirare, vivere.
Non dovremmo aggrapparci alla speranza che la soluzione per i problemi ambientali si nasconda in tecnologie del futuro e con questo giustificare le nostre azioni, o non azioni, del presente. Molte risposte non stanno nelle ricerche del futuro ma nella sapienza del passato, dei nostri antenati che sapevano vivere in armonia con l’ambiente e che da lui traevano alimento, forza ed energia, rispettandolo.
Se “verdi samay” si ammala o muore, con lui la vita finisce.
“Virdi samay. Nucanchi makibi tian”. Respiro verde. Sei nelle nostre mani.
E io spero che, le mani delle persone che ho conosciuto nei corsi di educazione ambientali, siano un po’ più forti per poter difendere la selva, la sua biodiversità, la sua ricchezza. La vita. Le mie mani, grazie a questa esperienza, lo sono sicuramente.