Il primo mese pensavo che sconoscere la lingua albanese sarebbe stato un ostacolo, ma con il tempo, come mi dissero i coordinatori, capii che la comunicazione non verbale è anche più efficace e immediata di quella verbale.
In questo viaggio ho imparato che fare il bene collaborando con gli altri volontari amplia la possibilità di ottenere risultati, di leggere meglio i bisogni altrui e di trovare idee a volte più innovative. Convivere e lavorare con gli altri ragazzi che stavano a Fier da più tempo mi ha fatto crescere e mi ha arricchito molto.
Ogni giorno era una presa di coscienza, un’occasione in più per riscoprire me stessa e tutto quello che mi circondava. Lavorare lì mi ha permesso di far riemergere la bambina che era in me. Mi ritrovavo distesa sull’erba a giocare con i bambini dell’oratorio, a correre tra uno scambio di sorrisi, di gesti di affetto che solo lontanamente immagini se contaminato dallo stress della metodica routine da ufficio.
Tra una difficoltà e l’altra ho avuto sempre la forza di rialzarmi grazie soprattutto agli altri volontari e ai coordinatori pronti ad ascoltarmi e a darmi i giusti consigli per affrontare con più consapevolezza le differenze di abitudini e di cultura.
La vita da volontario a Fier, nonostante l’odore di petrolio, è come una boccata d’aria fresca, l’aria dei veri valori quali la gioia e il rispetto reciproco.
In questi mesi ho avuto modo di toccare con mano realtà di cui non ero minimamente a conoscenza. Ho trascorso mattine in classe con i bambini rom provenienti dai villaggi vicini alla città, ho letto, scherzato, e imparato con loro. Ho collaborato in un centro frequentato da bambini autistici e disabili e per finire ho partecipato ai giochi estivi come animatrice.
A poche ore dalla fine di questo viaggio manca già ogni cosa; manca organizzare balli, laboratori, correre a lavoro perché in ritardo per le riunioni, scherzare e ballare in casa con gli altri volontari, passare i fine settimana nelle splendide spiagge albanesi, guardare gli europei in piazza ed esultare, mangiare “street food” come se non ci fosse un domani, ballare i balli popolari fino allo sfinimento, correre lungo i sentieri di montagna con i bambini lanciandosi palloncini d’ acqua e guardare tramonti spettacolari a fine giornata.
La madre di Forrest Gump ci ricorda che” la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita”. Ritrovarsi a Fier è stato come aver afferrato il miglior cioccolatino di questa scatola.
A presto Shiperia. Grazie per avermi ricordato che la condivisione è la chiave della felicità.