Di Marzia Ascione. Quante cose riusciamo a catturare con i nostri occhi? Con i miei sto cercando, giorno dopo giorno, di fotografare le mille sfumature dell'Albania, una terra enigmatica, dove il nero e il rosso convivono a volte pacificamente altre meno, dove il rosso rappresenta il desiderio di emergere dopo troppi anni di sofferenza, la passione nel credere nella propria patria, nelle proprie forze, quel fuoco pieno di speranza che può essere acceso anche dopo una semplice qualificazione agli Europei 2016.
Ma poi c'è il nero, che rappresenta la testardaggine, il restare legati ad alcune congetture, come ad esempio l'assurda concezione che le donne siano esseri inferiori, che non abbiano gli stessi diritti degli uomini, la stessa libertà. Questa è la terra dalle due teste diverse ma con un unico cuore, che guardano il mondo con un occhio al passato ed uno rivolto al futuro, al nuovo, col desiderio di meravigliarsi di ciò che di bello esiste, come solo un bambino sa fare.
Sono proprio gli occhi dei bambini che mi stupiscono. Alcuni sono occhi da adulti, di chi ha già visto troppo, occhi che sorridono spaventati, persi in chissà quale posto, che sfuggono, che non lasciano entrare nel proprio mondo, altri che invece ti spalancano le porte e lì vedi ciò che mai hai visto altrove, la voglia di vivere, la genuinità dell'essere bambini, dinamici e pieni di grinta durante un lavoro o gioco di gruppo, capaci di sorprendersi di fronte ad una carezza, un abbraccio, un regalino, un bel voto a scuola.
Mi rendo sempre più conto che vederli felici non mi può bastare, bisogna che accenda in loro la passione in ciò che fanno, partendo dalla scuola, da un luogo in cui hanno la possibilità di migliorare il loro presente, con la speranza che possano dipingere di rosso il loro futuro, di “fare tanto bene e farlo bene”.
Poi ci sono gli occhi dei ragazzi che frequentano l’ultimo anno scolastico, conosciuti durante il progetto di orientamento a cui sto collaborando con Lindita, una professoressa del “Qendra Sociale Murialdo”. Sono occhi confusi, indecisi su che strada percorrere, su che futuro li attende, talvolta convinti e speranzosi che qualcosa di meraviglioso di sicuro ci sarà.
La stessa ventata di speranza l'avverto al Qendra Murialdo, che reputo un’oasi per la città di Fier, perché unico luogo di aggregazione per bambini, giovani e famiglie. In questo centro sento viva la presenza di un filo rosso che mi collega al luogo dove ho "mosso" i primi passi di volontaria, il centro giovanile di San Giuseppe Vesuviano, una seconda famiglia che mi ha insegnato tanto, che ha acceso in me la vocazione del volontario, dell'educatore, fino a condurmi qui, dove giorno dopo giorno mi sento sempre di più a casa, dove non mancano i momenti di convivialità con la comunità religiosa e i volontari, ma soprattutto una “casa” dove il confronto con l’altro è il pilastro portante.
I miei occhi non saranno mai stanchi di scoprire il “nuovo” ed il “diverso” da me.