Di Fiorella Valenti, Valona (Albania). Essere in Albania significa dare un altro significato al tempo e a come sono stata abituata a viverlo, perché qui tutto scorre più lento. Ma se poi penso che ormai sono già tre mesi da quando sono arrivata, mi confondo e penso siano passati solo tre giorni. Questo significa essere in Albania, ridimensionare le proprie conoscenze e abitudini ad una realtà che per forza di cose ti porta a fermarti, forse perché non hai la benché minima idea di quello che ti dicono, forse perchè è meglio aspettare ci siano meno macchine prima di attraversare, o forse perché tanto in realtà non c’è bisogno di correre.
È stata l’Albania a trovare me, non io a cercare lei. E forse questo ha giocato a mio favore, perché sono partita con zero aspettative e conoscenze quasi nulle, pronta a qualsiasi cosa sarebbe potuta succedermi. Una modalità decisamente diversa dal mio voler avere sempre tutto sotto controllo, dalla mia continua ricerca di senso e motivazioni in quel che accade. Prima di partire mi sono ripromessa di lasciarmi guidare dagli avvenimenti e dalle situazioni e di lasciare che per una volta fossero proprio questi a condurmi sul mio nuovo percorso. E così sta accadendo. Ci sono sere in cui rifletto sulla giornata e non ho idea di cosa sia successo, ma ho semplicemente passato una buona giornata. È una sensazione strana e difficile da spiegare, ma al contempo è quasi piacevole, mi lascia un senso di leggerezza e di non preoccupazione, è una bella sensazione.
In questi primi tre mesi ho fatto tante cose, mi sono spostata avanti e indietro tra Valona e Fier, ho conosciuto un numero indefinito di persone nuove, una più accogliente dell’altra, come se fosse una gara a chi ti fa sentire più benvenuto e ogni volta c’è un nuovo vincitore. Certo, non tutto è sempre bellissimo, ci sono momenti in cui mi scontro con l’essere quella straniera della situazione, in cui capisco di non capire e non saper reagire, o semplicemente in cui mi manca tutto ciò a cui sono sempre stata abituata. Però preferisco vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, pensare che ogni singola cosa possa essere un insegnamento per altri momenti futuri. Quindi va bene sentirsi spaesati, fuori luogo, di troppo, e persi.
In Albania sto conoscendo una cultura di cui sapevo davvero poco, ma che si sta rivelando piena di scoperte e sempre pronta a lasciarmi felicemente sorpresa. Una menzione importante è per il cibo, che non solo è davvero buono, ma è un potente mezzo di incontro e scambio, che regala sorrisi e risate che mi avvicinano a questa nuova realtà. La lingua, forse l’aspetto più ostico di questa esperienza e per la quale non ho grandi speranze di riuscire a padroneggiarla con sicurezza, ma va bene, perchè anche questa è un mezzo di scambio che nella quotidianità mi permette di prendermi un pochino più spazio e sicurezza (nello specifico, regala risate dovuto ai fallimentari tentativi di riuscire a esprimermi correttamente). E poi le persone, ospitali e accoglienti fino a metterti quasi in imbarazzo perché non sai come ricambiare; e non importa quando, come, dove, o quale sia il problema, faranno sempre il possibile per aiutare. Questo per me è forse il miglior modo per scrivere quanto bene io mi trovi qui.
Il progetto per cui sono partita forse sta rendendo la mia esperienza un po’ più atipica rispetto a chi con ENGiM viene in Albania a Fier, perché invece io mi sono ritrovata a Valona, città turistica, sul mare, dove tutto ha un non so che di italiano e a tratti europeo, ma allo stesso tempo tutto ti ricorda dove realmente sei. Inizialmente è strano e a tratti surreale, ma ci si abitua presto e si impara a farsi viziare e coccolare da questa atmosfera che ti avvolge e accoglie. Qui a Valona collaboro con Auleda una agenzia di sviluppo economico locale che si occupa di tematiche diverse, tra le quali energie rinnovabili, donne e persone vulnerabili, gestione rifiuti, turismo sostenibile, artigianato locale, tutoring e sostegno alle università. Il mio compito al suo interno è prevalentemente scrittura di progetti, ma anche aiuto e collaborazione per la loro implementazione. Venendo da un percorso di studi più tecnico questa esperienza mi sta facendo conoscere un mondo a me relativamente nuovo, ma ammetto di esserne entusiasta e molto curiosa di vedere su che strada mi porterà.
La mia partenza per l’Albania è capitata, è dovuta a un ripescaggio, ma in tre mesi mai ho rimpianto di aver accettato. Anzi, in soli tre mesi ho avuto la conferma di aver preso la decisione giusta, perché benché questa fosse guidata dal caso e non venisse da me, si è dimostrata la decisione giusta e arricchente sotto ogni punto di vista a cui si possa pensare. La mia partenza è stata preceduta da due anni turbolenti, in cui mi sono ritrovata a dover conoscere una nuova e me e ora prendo questo anno lontano dalle mie abitudini come una prova, come un test per far ripartire e collaudare tutti gli ingranaggi che mi costituiscono. Mi sto mettendo in gioco in un campo pieno di novità, ma anche con tanti aiuti che arrivano da ciò che mi circonda: la vicinanza con un mare meraviglioso, compagni di avventura che si mostrano sempre preziosi e soprattutto un paese che apparentemente ha poco, ma comunque te lo dona.