Di Cecilia Procaccianti. Il Servizio Civile Universale è un’esperienza unica e svolgerlo in Albania è forse anche più sorprendente. È così vicina geograficamente all’Italia che non ci si aspetta di trovarla, invece, così diversa per lo stile di vita e per la cultura di cui è permeata. È qui, infatti, che convivono tradizioni e religioni diverse in uno sposalizio perfetto, fatto di rispetto e attaccamento, che non preclude però uno sguardo verso il futuro.
Prendere consapevolezza che a volte l’altra parte del mondo sia a un’ora di aereo da casa è stata una delle prime cose che ho imparato in Albania. La vita qui scorre con ritmi più lenti, in cui un gesto anche scontato, come prendere il caffè in un bar, diventa un’occasione per conoscere qualcuno, il quale è disposto a chiacchierare con te, a raccontarti la sua storia con cordialità e gentilezza. Mi ritrovo così a sentirmi a casa anche qui a Berat, dove le persone non sono solo gente, ma uomini e donne per cui la condivisione della quotidianità con un’estranea, una straniera è ancora un valore importante.
Qui sto riscoprendo la bellezza della strada, che non è soltanto una passerella da attraversare per raggiungere un posto, ma è un punto di incontro per gli adulti, ma soprattutto un parco giochi sterminato per i bambini, i quali con le loro voci e le loro grida animano le piazzette e i quartieri. Sono proprio i bambini i miei grandi maestri, che con i loro occhi luminosi mi spiegano lentamente cose semplicissime, increduli che io non capisca la loro lingua, così difficile e così antica. Con loro passo le mie giornate, fatte di momenti felici, giochi, salti con la corda e merende che hanno tutto l’aspetto di un pranzo.
E il futuro dell’Albania, così difficile da vedere per gli adulti, si ascolta semplicissimo nelle loro parole, nei loro sogni, che sono uguali a quelli di tutti i bambini del mondo: da grande vogliono fare la dottoressa, il calciatore, l’attore e la ballerina.
È qui che ho riscoperto la bellezza della Primavera, che viene accolta con una grande festa ogni 14 marzo, che la si vede risvegliare la natura, i campi coltivati e i giardini delle case. Per la prima volta, dopo 28 anni, ho sentito il vero profumo di una rosa. È bello poter svolgere il mio servizio in un posto in cui i fiori profumano ancora e lasciarsi inondare le narici con il loro aroma ogni volta che apro la porta di casa per andare ad aiutare e incoraggiare lo sbocciare dei Fiori di domani. E mi piace così tanto questo profumo, che non voglio più farne a meno.