Non è ancora scomparsa l’ebola dalla Sierra Leone, è ancora lì, specie lungo il confine con la Guinea e vicino alla capitale, dove è stata terribilmente letale. Ma la speranza sta rinascendo, ed è questo il senso della lettera che ci giunge dalla comunità di Lunsar. Le foto che ci hanno inviato padre Mario Zarantonello e padre Gianni Zanni, esprimono tutta la forza della speranza. Sullo sfondo di una è possibile vedere la “Murialdo Secondary School”, ma in primo piano una meravigliosa infiorescenza. Siamo al culmine della stagione secca, pochissime foglie, niente erba, ma la natura non teme neppure il secco e quando giunge il suo tempo esplode. Nella seconda foto gli studenti entrano in cortile e si lavano le mani prima di avviarsi verso le classi. Anche questo è segno di vita, di nuova speranza che vuole rifiorire completamente nel cuore di tutti loro.
“Il 14 di aprile abbiamo riaperto le scuole. La grande arteria stradale che passa davanti alle nostre scuole si è riempita di innumerevoli colori, effetto delle variopinte divise scolastiche degli alunni, che camminavano verso le diverse scuole. Grande vociare, saluti gridati da dovunque, piccole gare di corsa quasi a voler vincere anche il tempo. Gioia e vita. E' stato emozionante vedere entrare nella nostra scuola più di seicento studenti, ma al tempo stesso siamo rimasti tutti col fiato sospeso, con ancora tante domande … Tra di loro sguardi di gioia, vociferare forte di chi si rivede dopo tanto tempo, espressioni che manifestavano un senso di liberazione. Purtroppo, dopo due ore dall'inizio delle lezioni, un bambino ha cominciato a vomitare in classe. Sono scattate immediatamente le misure precauzionali: il bambino, assistito da un insegnante, è stato messo in isolamento in una stanzetta apposita, mentre il banco, la sedia e tutto quanto venuto a contatto con il vomito è stato lavato con acqua clorinata e disinfettante. All'inizio non aveva febbre ma circa mezz'ora dopo la sua temperatura è salita a 39°. Subito si è cercato di avvisare i parenti, che, però, stavano lavorando e non rispondevano al telefono. La madre era nei villaggi a sensibilizzare la gente circa l'ebola. Alla fine siamo riusciti a rintracciare la sorella che, insieme ad una vicina di casa, sono venute a prenderlo. Voi direte: tutto normale! Così sarebbe stato se l'ebola non fosse mai comparsa. E' difficile abituarsi a queste situazioni, ma ci stiamo sforzando.
Quasi ogni giorno ci sono scene di questo tipo, ma ora sembra che tutti si stiano rinfrancando, che stiano ritrovando la gioia dello stare insieme e quella libertà che fa sperare in un domani migliore. La situazione va migliorando di giorno in giorno e alcuni studenti arrivano in ritardo scusandosi perché, abitando nei villaggi più lontani, non erano al corrente della riapertura della scuola. Durante le iscrizioni dei ragazzi, quante storie abbiamo udito, quanta morte ha attraversato le famiglie, quante difficoltà superate nella disperazione, quanta solitudine vissuta lontano dai propri cari, quanta incertezza nel domani! Fratelli e sorelle di ogni età persi, papà, mamme, nonni, nonne, zii e zie, cugini, mancano all'appello ma la famiglia allargata ha aperto le braccia e, nuovo affetto, nuova amicizia, nuovo calore sono entrati nel cuore. Nuova vita, nuova opportunità di guardare al futuro.
E tutto questo anche grazie al vostro continuo aiuto, alla vostra generosità, ai vostri piccoli o grandi sacrifici per farvi presenti a chi ha bisogno. Nei villaggi, quando andiamo a portare gli aiuti, i bambini non sono più tanto timorosi e vengono vicino sorridendo. Gli incontri stanno cambiando, anche se non sono ancora completamente ritornati alla normalità. Abbiamo cominciato a dare agli orfani, oltre al cibo, anche vestiti, ciabatte, sandalini e quaderni (a chi è in età scolare). All'apparire dei vestiti tutti hanno esultato e, passandoseli uno ad uno fra le mani, li guardavano increduli come se fosse stato da sempre un desiderio mai appagato. Anche questo aiuta a guardare oltre, a pensare che il domani potrà essere diverso, che si può ancora sognare e far sì che i messaggi di vita siano più forti di quelli di morte portati dall'ebola. La povertà è immensa e la precarietà altrettanto grave.
Il nostro impegno è far sì che la vita riacquisti la sua vitalità e diventi stimolo che apre al futuro con sguardo positivo. Il cibo, per il momento, rimane il bisogno più importante, ma un po' alla volta tutta la loro condizione verrà considerata in modo globale, affinché ciascuno possa ricevere un aiuto completo. Fin dall'inizio, nel consegnare il cibo, e ora anche il vestiario, abbiamo pensato bene di aggiungere anche 10 euro in moneta per le necessità impreviste alle quali noi non possiamo provvedere. Gli orfani completamente assistiti sono più di 800, accolti in 150 famiglie. Se facciamo una media di 10 persone per famiglia, i veri assistiti sono circa 1500 e forse anche di più.
Vi confessiamo che è proprio bello essere le vostre mani tra queste realtà, ed è bello provare il senso profondo di riconoscenza che si legge sui volti della gente. Questa gratitudine ha ripreso ad esprimersi anche come canto di ringraziamento. Grazie ancora per il vostro sostegno. Grazie per lo sforzo che state facendo per alleviare le sofferenze di qui. Ci viene ora spontaneo rivolgere il nostro pensiero anche al continente asiatico, e in particolare al Nepal, che si trova in una sofferenza molto grande. I popoli che soffrono sono uniti dal comune desiderio di poter superare le difficoltà nella condivisione e nel sostegno reciproco.
Grazie ancora e che Dio vi benedica”.
I Padri Mario Zarantonello, Gianni Zanni e la comunità di Lunsar
Per aiuti: Conto Corrente Banca Popolare di Sondrio, codice IBAN IT 78 E 05696 03217 000003166 X92
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